TFR da rivedere: il Governo inserisce il ‘silenzio assenso’, ecco di cosa si tratta

Il Governo introduce il silenzio assenso nel trattamento di fine rapporto (TFR): cosa cambia per i lavoratori.

Attualmente il Governo è al lavoro per rafforzare la previdenza integrativa, i primi cambiamenti dovrebbero essere messi in pratica già dalla prossima manovra. L’obiettivo sul tavolo di lavoro è quello di aprire una nuova fase di silenzio assenso, in modo tale da poter destinare la liquidazione su base volontaria ai fondi per la pensione.

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Cosa cambia per il TFR (ateneodisalo.it)

La proposta economica è stata spinta dalla Ministra del Lavoro Marina Calderone e allo stato attuale delle cose sembrerebbe prendere sempre più consensi. In modo particolare perché si baserebbe su un meccanismo di volontarietà. A differenza di quanto caldeggiato dalla Lega, la cui proposta era quella di destinare obbligatoriamente il 25% del TFR alla previdenza complementare.

TFR nel fondo pensione: le decisioni al vaglio del Governo

Allo stato attuale delle cose il Governo sembrerebbe voler accantonare, almeno per il momento, la proposta di dilatare da 3 a 7 mesi la finestra per le uscite anticipate dal mondo del lavoro al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne, senza considerare l’età anagrafica.

Al vaglio la stretta verso la rivalutazione delle pensioni più alte, nonostante la sempre più probabile conferma del meccanismo di rivalutazione a fasce già sperimentato nel 2023-2024.

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La ministra Calderone porta avanti la riforma sulle pensioni (ateneodisalo.it) Ansa Foto

La questione del TFR è attualmente la più spinosa. La possibilità di versarlo a costo zero nei fondi pensione non sembra convincere più di tanto i lavoratori, tanto che le adesioni attualmente sono di gran lunga inferiori alle aspettative, si parla di circa il 37% della forza lavoro.

La proposta candeggiata dalla Ministra Calderone è volta a dare una svolta al TFR maturato in azienda. Attualmente infatti, il TFR viene trattenuto dalle aziende o dal fondo INPS (qualora l’azienda abbia più di 50 dipendenti). Il lavoratore tuttavia può decidere di destinare il TFR a un fondo pensione.

La decisione spetta al lavoratore, tuttavia se questo non esprime chiaramente la sua volontà con la riforma il TFR verrà automaticamente destinato al fondo pensione. Il lavoratore ha tempo sei mesi per decidere il da farsi, dopodiché si applica la legge del silenzio assenso e il trattamento di fine rapporto verrà utilizzato per la pensione integrativa, ovvero un’entrata aggiuntiva al momento della chiusura del rapporto di lavoro.

La proposta di legge sembra aver conquistato la maggioranza, tuttavia non è ancora chiara la posizione delle associazioni di categoria che potrebbero schierarsi al fianco delle piccole aziende: per quest’ultime infatti il TFR rappresenta un sostegno economico non da poco.

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