Assegno di invalidità a rischio? L’INPS può arrivare perfino a bloccarlo: quando succede e cosa fare per evitarlo.
Lo scorso gennaio l’INPS con la prima circolare dell’anno ha reso chiari i nuovi importi per il 2024 e i limiti di reddito previsti dalla prestazione assistenziale. All’interno della stessa sono state poi rese note le disposizioni in merito alla revisione dell’assegno.
Il requisito fondamentale per poter diventare dignitari dell’assegno di invalidità è la riduzione della capacità lavorativa di oltre i 2/3. Si tratta quindi di una prestazione assistenziale destinata ai soli lavoratori che si trovano, per circostanze legate allo stato di salute mentale e fisica, a non poter più svolgere il proprio lavoro.
Quando l’INPS può revocare l’assegno d’invalidità
Quello della riduzione della capacità lavorativa è solo uno dei requisiti necessari affinché si possa ricevere l’assegno di invalidità. Viene infatti richiesta una contribuzione non inferiore a cinque anni oppure almeno tre anni di contributi accreditato nell’arco dei cinque anni precedenti al momento della richiesta.
Da questo calcolo vengono tuttavia esclusi il servizio militare eccedente al servizio di leva, l’eventuale congedo parentale, periodi contributivi diversi da quelli assicurati IVS, e prestazioni lavorative all’estero che esulano da convenzioni o accordi internazionali.
Tuttavia, al pari dell’assegno unico una volta ottenuto l’assegno di invalidità non è scontato ricevere sempre la medesima cifra. L’assegno può infatti essere ridotto del 25% e del 50%. Il primo caso si verifica quando il reddito del beneficiario supera dalle quattro alle cinque volte il trattamento minimo, nella fascia di reddito tra i 31.127, 72 euro e 38.909,65 euro. Mentre la riduzione del 50% si verifica nel caso in cui i il reddito supera di cinque volte il minimo, per redditi superiori a 38.909,65 euro.
Va inoltre ricordato che l’assegno di invalidità è una prestazione temporanea per i primi tre rinnovi, solo successivamente al terzo rinnovo diviene una misura definitiva. Dunque l’INPS può richiedere in qualsiasi momento accertamenti medici per assicurarsi che le problematiche che hanno portato alla prestazione economica sussistano ancora.
Dunque l’INPS ha la totale facoltà di poter revocare la prestazione nel caso in cui gli accertamenti medici richiesti stabiliscano che sia venuto meno lo stato di bisogna, qualora quindi non sussista più lo stato invalidante o di inabilità al lavoro del beneficiario.
In questo caso l’assegno di invalidità non sarà più erogato a partire dal primo giorno del mese successivo all’accertamento medico. L’unico modo che il beneficiario ha per opporsi alla revoca è dimostrare, al momento della verifica da parte dell’INPS, che sussistano ancora le condizioni che hanno portato alla prestazione assistenziale.